In una Cattedrale di San Pietro gremita di fedeli, ieri il vescovo mons. Roberto Fornaciari ha presieduto la Santa Messa in suffragio di Papa Francesco, alla presenza del clero diocesano e delle autorità civili e militari.

Nel corso dell’omelia, il vescovo ha voluto soffermarsi sul senso più profondo del pontificato di papa Francesco, che ha definito «un dono del Signore sotto diversi punti di vista, ma innanzitutto perché ha riavvicinato tanti uomini e donne, credenti e non credenti, al messaggio evangelico e alla Chiesa».

«In tanti – ha proseguito mons. Fornaciari – si sono sentiti interpellati dalle sue parole e dai suoi gesti, tanti si sono sentiti raggiunti da essi. Come ogni papa ha un suo stile personale, anche Francesco ha avuto il suo, un uomo un vescovo che veniva dall’America Latina, con una facilità comunicativa tutta particolare».

Il vescovo ha poi voluto chiarire: «In realtà ho fin dall’inizio avuto la convinzione che il suo messaggio, più che essere innovativo come da qualche parte si diceva, si avvicinava nei contenuti e nello stile a quelli di papa Giovanni XXIII. Papa Francesco si è ricollegato e ha proseguito lo stile di papa Giovanni e quindi ha ripreso l’attuazione di alcuni temi conciliari, arricchiti da altri che nel frattempo erano maturati nella coscienza ecclesiale».
Particolare enfasi è stata posta sul richiamo di Francesco alla dimensione missionaria della Chiesa: «Primo scopo della Chiesa è quello di essere annunciatrice del Vangelo: “andate in tutto il mondo ed annunciate il mio vangelo ad ogni creatura”. Una Chiesa che non se ne sta comoda o accomodata su posizioni conquistate nei secoli, che si stanno erodendo giorno dopo giorno, sprofondando nell’indifferentismo dei più, a causa del suo non essere più una risposta evangelica, ma accomodata in ruoli di prestigio e di potere».
«Una chiesa – ha aggiunto – che non ha più esperienze di risveglio evangelico, che ha poche testimonianze significative di radicalismo evangelico, è destinata a perire pian piano, a cominciare dalla sua incapacità di parlare ai giovani, di attirarli su cammini di vita significativi per il nostro tempo».
Al centro dell’annuncio, secondo il vescovo, vi è lo stile di prossimità: «Per papa Francesco tutta la missione della Chiesa deve assumere uno stile di prossimità, deve cioè farsi vicina a coloro che sono lontani da essa, a coloro che non hanno avuto il primo annuncio, o che a un certo punto, per i motivi più diversi, si sono allontanati, hanno smesso di praticare o addirittura di credere».
E ha ribadito l’importanza di una Chiesa sinodale: «Una Chiesa che deve imparare ad essere sinodale, cioè deve imparare a coinvolgere tutti, ad essere la chiesa di tutti, ad impostare le relazioni in modo meno verticistico, dove veramente al primo posto ci stanno i piccoli e il primo è colui che sa farsi servo di tutti. “Servo dei servi di Dio”».
Infine, mons. Fornaciari ha citato l’ultima enciclica di papa Francesco, Dilexit Nos, sul Cuore di Cristo, richiamando in particolare alcuni passaggi che condensano il cuore del suo magistero:
«Cristo ti chiede, senza venir meno alla prudenza e al rispetto, di non vergognarti di riconoscere la tua amicizia con Lui. Ti chiede di avere il coraggio di raccontare agli altri che è un bene per te averlo incontrato: “Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli” (Mt 10,32). Ma per il cuore innamorato non è un obbligo, è una necessità difficile da contenere: “Guai a me se non annuncio il Vangelo” (1 Cor 9,16). “Nel mio cuore c’era come un fuoco ardente, trattenuto nelle mie ossa; mi sforzavo di contenerlo, ma non potevo” (Ger 20,9)» (n. 211).
«Non si deve pensare a questa missione di comunicare Cristo come se fosse solo una cosa tra me e Lui. La si vive in comunione con la propria comunità e con la Chiesa. Se ci allontaniamo dalla comunità, ci allontaneremo anche da Gesù. Se la dimentichiamo e non ci preoccupiamo per essa, la nostra amicizia con Gesù si raffredderà. Non va mai dimenticato questo segreto. L’amore per i fratelli della propria comunità – religiosa, parrocchiale, diocesana – è un carburante che alimenta la nostra amicizia con Gesù. Gli atti di amore verso i fratelli di comunità possono essere il modo migliore, o talvolta l’unico possibile, di esprimere agli altri l’amore di Gesù Cristo. L’ha detto il Signore stesso: “Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avrete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35)» (n. 212).
«È un amore che diventa servizio comunitario. Non mi stanco di ricordare che Gesù l’ha detto con grande chiarezza: “Tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me” (Mt 25,40). Egli ti propone di trovarlo anche lì, in ogni fratello e in ogni sorella, soprattutto nei più poveri, disprezzati e abbandonati della società. Che bell’incontro!» (n. 213).
Al termine dell’omelia, il vescovo ha rivolto una preghiera al Signore per papa Francesco:
«O Dio, pastore eterno delle anime, volgi lo sguardo al popolo che ti supplica e concedi al tuo servo, il papa Francesco, che ha presieduto nella carità la tua Chiesa, di condividere con il gregge a lui affidato la ricompensa promessa ai fedeli ministri del Vangelo. Per Cristo nostro Signore».