Un percorso profondo e appassionato dentro il cuore della fede cristiana: è quello tracciato da monsignor Roberto Fornaciari, vescovo di Tempio-Ampurias, nella meditazione tenuta il 28 marzo scorso nella parrocchia della Sacra Famiglia di Olbia che ha concluso il ciclo di stazioni quaresimali.

«La Quaresima – ha esordito il Vescovo – può essere vissuta come il cammino che la fede dei discepoli, cioè nostra, compie dal Venerdì santo alla Domenica di Pasqua. È il passaggio dal grido di disperazione all’alleluia della risurrezione».
Il venerdì della crisi della fede
Monsignor Fornaciari ha sottolineato con forza il crollo della fede dei discepoli di fronte alla croce: «Gesù ha seminato molto e mietuto poco. La poca fede svanisce nell’ora della prova. Il Venerdì Santo non è solo la morte di Gesù, ma anche della poca fede dei discepoli».
Nel silenzio del Golgota restano solo alcune donne «che osservano da lontano». Eppure, in quel vuoto, qualcosa resiste: «La fede entra nel tunnel del buio, ma non scompare. Perché la fede – ha aggiunto citando Lutero – è ‘tenebra che non vede nulla’, ma proprio in quella tenebra, ‘Cristo siede afferrato dalla fede’. La fede sopravvive perché vede la luce nelle tenebre».
Il sabato dell’attesa
Nel Sabato Santo, secondo il Vescovo, «Cristo è davvero morto» e in quel tempo sospeso continua a evangelizzare: «Gesù non si ferma mai. Scende agli inferi per annunciare la liberazione anche a chi è già morto. La redenzione è universale».
Ma il sabato è anche il giorno del riposo e dell’attesa. «Dio non è una macchina. È Dio anche quando non fa nulla. Il sabato santo è la cerniera tra la prima e la seconda creazione. È l’attesa della risurrezione, ed è in quella attesa che si nasconde il germe della fede».
Pasqua, la fede che rinasce
«La fede cristiana è nata a Pasqua», ha ribadito Fornaciari. «Non ci sarebbe fede senza risurrezione. È fondata su qualcosa che non si può dimostrare, né descrivere, né sperimentare. Eppure, è proprio per questo che la fede è vera».
Una fede che risorge con Maria Maddalena, con i discepoli di Emmaus, con Pietro, con Tommaso: «Tutti lo vedono, ma non lo riconoscono. Lo riconoscono solo quando odono la sua voce o quando spezza il pane. Non perché vedono credono, ma perché Gesù vive, allora credono. Non è perché crediamo che Gesù vive, ma è perché Gesù vive che noi crediamo».
Il senso della risurrezione nella vita quotidiana
Nelle battute finali della meditazione, il Vescovo ha offerto quattro chiavi di lettura per comprendere cosa significhi, oggi, credere nella risurrezione:
- Dio ripropone Gesù come modello umano perfetto.
«Se Gesù non fosse risorto, la sua umanità sarebbe stata accantonata. Invece la risurrezione dice che è questo l’uomo che Dio vuole proporci». - Dio è vita e non morte.
«C’è un’incompatibilità totale tra Dio e la morte. Chi invoca Dio e semina morte, vive la più grande contraddizione possibile». - La risurrezione è vittoria del bene sul male.
«Non è solo lotta, ma vittoria: della verità sulla menzogna, dell’amore sull’odio, della pace sulla guerra». - Camminare in novità di vita.
«La nostra vita può diventare segno di risurrezione. Possiamo essere benedizione per gli altri, al punto che chi ci incontra possa dire: felice me che ho conosciuto questo cristiano».
