Sab. Mar 1st, 2025

Anziani e malati abbandonati dalla burocrazia: in Sardegna attese di anni per l’accompagnamento

In Sardegna, terra di tradizioni e comunità legate ai valori della famiglia, c’è un paradosso doloroso che colpisce le fasce più deboli della popolazione: la lentezza burocratica che impedisce a molti anziani e malati gravi di ricevere l’accompagnamento previsto dalla Legge 104. Si tratta di una situazione inaccettabile: persone che aspettano anche due anni per essere sottoposte alla visita delle commissioni mediche necessaria per ottenere il riconoscimento dell’invalidità e il diritto a un’assistenza adeguata. Anni di attesa che, per chi soffre di patologie invalidanti, significano un peggioramento irreversibile della propria condizione e, in molti casi, una quotidianità fatta di solitudine e privazioni. Spesso il decesso sopraggiunge prima che venga riconosciuto il diritto.

Le ASL sembrano bloccate, con un sistema ormai incapace di far fronte alle richieste. La mancanza di commissioni mediche, o il loro funzionamento a rilento, sta trasformando un diritto in un miraggio. Molti malati e anziani, spesso non autosufficienti, vivono con la sola pensione minima, senza la possibilità di pagare una badante o un aiuto. Le famiglie, quando presenti, si trovano allo stremo, costrette a sacrifici enormi per sopperire alle mancanze di un sistema inefficiente. Senza il riconoscimento dell’invalidità e della necessità di assistenza, molte persone non possono accedere ai servizi fondamentali.

Il ritardo nel rilascio della Legge 104 significa nessun sostegno economico per le cure, mancanza di assistenza domiciliare, un peso insostenibile sulle famiglie e situazioni di solitudine e abbandono per chi non ha parenti vicini. Nel frattempo, i malati rimangono in attesa, mentre le istituzioni non forniscono risposte chiare sulle cause di questi ritardi.

Di fronte a questa emergenza silenziosa, è urgente che le autorità sanitarie e regionali intervengano per potenziare le commissioni mediche, aumentando il numero delle visite effettuate, prevedere corsie preferenziali per i casi più gravi, con visite domiciliari rapide, e semplificare le procedure, riducendo i tempi di attesa burocratici.

Chi è in difficoltà può rivolgersi ai patronati per chiedere solleciti sulle visite, presentare certificati urgenti per accelerare l’iter, contattare associazioni di tutela dei malati per segnalare i casi più gravi, scrivere agli enti locali e alla ASL per denunciare i ritardi.

Due anni di attesa. Ventiquattro mesi senza risposte, senza una visita, senza il riconoscimento di un diritto essenziale. Queste sono le affermazioni di anziani, malati e persone fragili che vivono nel silenzio delle istituzioni. Le domande di invalidità e accompagnamento restano ferme nei meandri della burocrazia, con le commissioni mediche delle ASL che non riescono a garantire tempi accettabili per le visite. Nel frattempo, anziani non autosufficienti e malati gravi restano senza assistenza, senza supporto economico, spesso abbandonati a se stessi o a familiari che non sanno più come andare avanti.

La situazione in Sardegna è drammatica. Chi attende una visita per il riconoscimento dell’invalidità non sa più a chi rivolgersi: le ASL non danno risposte certe sui tempi, i patronati faticano a sbloccare le pratiche, i ritardi superano i due anni lasciando nel limbo chi avrebbe diritto a un aiuto immediato.

E allora, cosa può fare un cittadino? Deve rivolgersi alla magistratura per vedersi riconosciuto un diritto che dovrebbe essere garantito? Alcuni esperti del settore lo consigliano, sostenendo che un ricorso legale potrebbe essere l’unico strumento per smuovere le acque.

Se dopo mesi o anni la domanda è ancora ferma, alcuni passi concreti da seguire possono essere contattare l’INPS e la ASL per conoscere lo stato della pratica e chiedere un’accelerazione, inviare un sollecito scritto via PEC o raccomandata, indicando l’urgenza della visita, rivolgersi a un avvocato specializzato in diritto sanitario e previdenziale per valutare un ricorso amministrativo, presentare un esposto alla Procura della Repubblica segnalando il ritardo come violazione del diritto alla salute, chiedere aiuto ai patronati e alle associazioni come ANMIC per sollecitare l’iter, segnalare pubblicamente questi ritardi per smuovere le acque.

L’accesso all’assistenza e al riconoscimento dell’invalidità non può essere una lotta contro il tempo e la burocrazia. La Sardegna, come il resto d’Italia, deve garantire ai suoi cittadini più fragili il rispetto dei loro diritti, senza costringerli ad anni di attesa o a battaglie legali estenuanti. Le istituzioni devono dare risposte e agire immediatamente per potenziare le commissioni mediche, ridurre i tempi di attesa e garantire la dignità di chi è già provato dalla malattia. Non si può più aspettare.

Antonella Sedda

By G&A

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