Sab. Mar 1st, 2025

Don Antonio: “Guai a chi cerca solo il consenso, bisogna lavorare insieme”

In quel tempo, Gesù, disceso con i Dodici, si fermò in un luogo pianeggiante. C’era gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidòne.
Ed egli, alzàti gli occhi verso i suoi discepoli, diceva:
“Beati voi, poveri,
perché vostro è il regno di Dio.
Beati voi, che ora avete fame,
perché sarete saziati.
Beati voi, che ora piangete,
perché riderete.
Beati voi, quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vi insulteranno e disprezzeranno il vostro nome come infame, a causa del Figlio dell’uomo. Rallegratevi in quel giorno ed esultate perché, ecco, la vostra ricompensa è grande nel cielo. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i profeti.
Ma guai a voi, ricchi,
perché avete già ricevuto la vostra consolazione.
Guai a voi, che ora siete sazi,
perché avrete fame.
Guai a voi, che ora ridete,
perché sarete nel dolore e piangerete.
Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi. Allo stesso modo infatti agivano i loro padri con i falsi profeti”.

Dal cuore del mare, alla pianura, un altro modo di predicare del Signore. Inutile, far notare ancora una volta le
differenze sinottiche tra Matteo e Luca. Lo si ascolterà in tutte le esegesi, prima della omelia di questa domenica. Pianura anziché Montagna, Poveri e non Poveri di spirito. Si sa che la sinossi dei tre ci è utile per le sfumature, che a tre a tre, ci offrono una visione universale del piano evangelizzatore del Cristo.
Ciò che sembra sconcertante è che, umanamente, non si percepisce la convenienza e di sposare le beatitudini o lasciarsi colpire dai “guai”. Intimamente sembrerebbe una collezione di disgrazie simili. Piangere prima o dopo, francamente sempre pingere è. Anzi uno rimanderebbe volentieri le lacrime del dolore.
Il punto essenziale, sommessamente, è a mio parere partire dal basso, come guardando un albero e inquadrare questa radicalità: guai se scegliete che si parli bene di voi.
Il pericolo della ricerca del consenso, dentro o fuori la chiesa, avrebbe bloccato la vita dei santi, che in terra ne uscirono svantaggiati ad intra e ad extra. Fino a scioccarci nelle loro contrapposizioni. Pensiamo a San Giovanni XXIII e Padre Pio. La bellezza del loro incontro è stata rimandata da Dio in paradiso. Due missioni diverse, relazioni sbagliate di terzi alle orecchie di entrambi e l’ affidamento sofferente a vantaggio dell’albero della vita piantato dal Signore. La scelta è agire nell’alveo tracciato dal Cristo, senza che nessuno lo abbandoni, anche con gli umani dubbi e le reciproche sofferenze incusse. Un operaio a cui sfugge uno strumento sul tuo dito, non ti odia, sta lavorando con te, ma gli è caduto uno strumento. Ora dover leggere tutto come
avversione studiata a tavolino, ha rallentato la pace dentro la Chiesa e creato scandalo nei fedeli. Bisogna lavorare insieme, pur sapendo che siamo eterogenei, diversi, motivati, talvolta stanchi. Cioè siamo umani, il Cristo, l’unto per eccellenza è solo lui.
Mi è anche capitato di ecclesiastici che si chiedessero: ma se il vescovo è di questa linea, perché parla a quell’altro. Ma quando mai, mi dico. Come può una differenza interrompere il dialogo? Come se il fegato funzionasse male e il cuore dicesse: “mi fermo anche io, tanto non c’è più niente da fare”. Santa Teresina avrebbe vissuto invano, ma prima San Paolo, persino il Cristo stesso, ci ricorda Paolo. Se non si attende risurrezione, che fede sarebbe? Un ministero per le più gradite opportunità? Allora sì che sarebbero guai veri!
Facciamo discorsi più pianeggianti, forse questa è l’indicazione e non creiamo buche per nessuno, memori che nelle nostre buche, per riempirle, ha dovuto caderci il Signore volutamente.

Don Antonio Tamponi

By G&A

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