La Cattedrale di San Pietro Apostolo a Tempio Pausania ha ospitato, lo scorso 2 febbraio, la celebrazione della Giornata della Vita Consacrata, presieduta dal vescovo mons. Roberto Fornaciari, che nella sua omelia si è soffermato sul significato della Presentazione di Gesù al Tempio e su come riscoprire e vivere la bellezza della vita consacrata oggi.
“Quello che incontriamo oggi nella festa della presentazione di Gesù al tempio è un racconto proprio del vangelo di Luca. Un episodio del vangelo dell’infanzia che vuole gettare luce su quella che è l’identità di questo bambino, su quella che sarà la sua missione futura e addirittura la sua fine“, ha spiegato il vescovo.
Ripercorrendo il racconto evangelico, mons. Fornaciari ha sottolineato l’importanza della presenza di Simeone e Anna, due anziani giusti che, nella loro lunga attesa, sanno riconoscere il Messia: “Dice Luca che attendevano. L’attesa è il tratto che li distingue, l’attesa e il servizio. Sono due giusti, e si lasciano muovere dallo Spirito che fa vedere e comprendere in profondità”.
Il vescovo ha poi evidenziato la dimensione profetica della figura di Simeone, che nel riconoscere il bambino Gesù pronuncia parole di benedizione e rivelazione, riprendendo le profezie di Isaia: “Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo vada in pace, secondo la tua parola, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza, preparata da te davanti a tutti i popoli: luce per rivelarti alle genti e gloria del tuo popolo, Israele“.
Nell’omelia è emerso come Gesù sia il compimento delle promesse fatte a Israele, ma anche il segno di contraddizione capace di ribaltare le logiche umane di potere e dominio: “Gesù con la sua vita fa cadere tutte le costruzioni che sono sicurezze illusorie. È segno di contraddizione perché si pone in contrasto con tutte le idee di Dio che non sono altro che costruzioni umane, spesso ad immagine del desiderio di potenza, di controllo e di esclusione degli altri“.
Infine, rivolgendosi alla comunità dei consacrati, mons. Fornaciari ha ribadito l’importanza di rileggere le proprie origini alla luce del Vangelo, comprendendo i segni dei tempi e la missione da portare avanti nel presente: “La funzione della vita religiosa non è solo quella di evocare le esperienze dei nostri padri e delle nostre madri, ma di provocare nuove incarnazioni rispondenti alle necessità delle situazioni, pensando la storia della salvezza come la salvezza dell’uomo, di tutto l’uomo, perché possa essere creatura nuova nell’oggi, non avulsa dalle nuove istanze“.
La celebrazione si è conclusa con un momento di preghiera comunitaria, nella consapevolezza che, come ha ricordato il vescovo, “Cristo ci ha chiamato e ci invia per la salvezza dell’uomo, per essere annuncio di una bontà e di una bellezza capaci di accordarsi all’umano“.