Sab. Feb 1st, 2025

Don Antonio: “Non dobbiamo temere di essere illuminati dalla grazia”

Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino a Gerusalemme per presentarlo al Signore – come è scritto nella legge del Signore: «Ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore» – e per offrire in sacrificio una coppia di tortore o due giovani colombi, come prescrive la legge del Signore.
Ora a Gerusalemme c’era un uomo di nome Simeone, uomo giusto e pio, che aspettava la consolazione d’Israele, e lo Spirito Santo era su di lui. Lo Spirito Santo gli aveva preannunciato che non avrebbe visto la morte senza prima aver veduto il Cristo del Signore.
Mosso dallo Spirito, si recò al tempio e, mentre i genitori vi portavano il bambino Gesù per fare ciò che la Legge prescriveva a suo riguardo, anch’egli lo accolse tra le braccia e benedisse Dio, dicendo:
«Ora puoi lasciare, o Signore, che il tuo servo
vada in pace, secondo la tua parola,
perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza,
preparata da te davanti a tutti i popoli:
luce per rivelarti alle genti
e gloria del tuo popolo, Israele».


La ricchissima pagina Evangelica racconta esattamente la “Presentazione al Tempio”, rituale ebraico, secondo la legge, dal quale Maria e Giuseppe non si sottraggono.
Questo momento fu sentito sempre e molto dalla Chiesa, tanto da non ignorarlo mai. Questo anno cade in domenica. Ne viene fatta menzione da Egeria, scrittrice romana dal IV sec.
Ogni tanto la liturgia “personale” e comunitaria si trapunge di luce: la candela di Pasqua e quella battesimale, la Luce della stella di Betlemme, la Luce in tutte le veglie e le candele in ogni messa. Il Cero acceso anche ai funerali.
Procediamo nel nostro percorso di fede, nutriti si d’amore, ma con in mano il sempre presente lucignolo della speranza, che è quel tanto di partecipazione alla luce celeste che ci basta per incamminarci, farci sentinelle, vedere gli inciampi, raggiungere la meta.
Molti sono i modi in italiano, latino, greco in cui venne chiamata la presentazione al Tempio e tutti hanno il loro significato e il loro accento, ma il file rouge di tutto il nostro accorrere per accendere nuovamente le Lampade dell’attesa è Cristo luce dell’uomo e della donna, Gesù luce del mondo.
I libri e i salmi sapienziali chiamano questa scelta di tenere accese una fiamma, le due vie. La scelta. La scelta del buio o della luce. È vero che con la luce vediamo la nostra pochezza, potrebbe impaurirci, a Maria stessa, in questo giorno, le fu fatta luce sul futuro suo e di Gesù: un giorno una spada ti trafiggerà il cuore. Tuttavia è pur sempre vero che che le fu data occasione di preparare dunque il suo percorso e il suo cuore.
Non dobbiamo temere di essere illuminati dalla grazia, perché è nel vedere che troviamo pure la fiducia di mettere il passo. Dobbiamo avviarci serenamente a Gerusalemme perché non possiamo star fuori dalla Città della Pace, dalle alte mura della custodia di Dio. Bisogna diventare cittadini di Gerusalemme, salire al tempio del Signore, la solitudine non fa comunità e senza comunità non abbiamo alterità e fraternità.

Don Antonio Tamponi

By G&A

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