Ven. Gen 31st, 2025

La Giornata della Memoria: un dovere di coscienza, un impegno per il futuro.

Oggi, 27 gennaio, celebriamo il Giorno della Memoria, il giorno in cui si spalancarono le porte del campo di Auschwitz nel 1945, rivelando al mondo l’orrore dell’Olocausto. A distanza di ottant’anni, il mondo si ferma per ricordare una delle pagine più buie della storia dell’umanità che non può e non dev’essere dimenticata: la Shoah, con lo sterminio sistematico di milioni di ebrei, rom, dissidenti politici, omosessuali e altre minoranze perseguitate dal regime nazista. In questa data, nel 1945, le truppe sovietiche liberarono il campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, svelando al mondo gli orrori dell’Olocausto. Ma la Giornata della Memoria non è solo un momento per ricordare. È un monito, un richiamo alla responsabilità collettiva. Ricordare significa custodire le storie di chi ha sofferto, dare voce a chi non l’ha avuta e far sì che le atrocità del passato non si ripetano mai più. È un dovere che ci riguarda tutti, perché l’indifferenza è stata complice di quella tragedia, così come può esserlo di altre ingiustizie nel presente.
La memoria, tuttavia, non è soltanto un archivio di eventi, ma una forza viva, capace di educare le nuove generazioni. Le testimonianze dei sopravvissuti, raccolte con amore e cura, ci parlano non solo di dolore, ma anche di resistenza, di umanità ritrovata nei gesti più piccoli: uno sguardo, una parola di conforto, un pezzo di pane condiviso. Sono queste storie che dobbiamo trasmettere , affinché tutti comprendano che la dignità umana è sacra e che ogni forma di odio e discriminazione va combattuta con fermezza.
La Giornata della Memoria ci invita anche a riflettere sul presente. Viviamo in un mondo in cui, purtroppo, i semi dell’intolleranza continuano a germogliare. Antisemitismo, razzismo e xenofobia non appartengono solo al passato, ma si manifestano ancora oggi in nuove forme, spesso alimentate dall’ignoranza e dalla paura. È nostro compito vigilare, educare e agire, affinché il “mai più” pronunciato dopo l’Olocausto non sia solo un’eco vuota, ma un impegno reale e tangibile.
Quest’anno, mentre osserviamo un minuto di silenzio o partecipiamo alle commemorazioni, ricordiamo che la memoria non è un fine, ma un mezzo. È uno specchio che riflette ciò che è stato per illuminare ciò che deve essere. È una strada da percorrere insieme, con consapevolezza e coraggio, per costruire un futuro di pace e giustizia, dove nessuno debba più subire l’orrore dell’odio.
Ricordare è un atto d’amore verso chi è stato dimenticato, ma è anche un gesto di responsabilità verso chi verrà. Perché solo coltivando la memoria possiamo davvero proteggere il valore della vita e dell’umanità. Ma ricordare non significa solo rivivere il dolore. Ricordare è un atto di coraggio, un impegno collettivo per custodire la dignità umana.
Oggi, il rischio più grande è il silenzio. Non il silenzio delle vittime, che non possiamo più ascoltare, ma il silenzio delle coscienze, troppo spesso distratte o anestetizzate dalla quotidianità. E allora, perché ricordare?
Ricordiamo perché in ogni nome inciso nei memoriali ci sono vite spezzate che avrebbero potuto cambiare il mondo. Ricordiamo perché l’indifferenza di ieri può diventare il veleno di oggi. E ricordiamo perché quei numeri tatuati sul braccio ci urlano che ogni essere umano ha un valore unico, irripetibile.
Il Giorno della Memoria non è solo un momento per guardare al passato. È una sfida a riflettere sul presente. Quante volte chiudiamo gli occhi davanti all’ingiustizia? Quante volte preferiamo girarci dall’altra parte? Il seme dell’odio, se trascurato, può germogliare ovunque.
In questa giornata, fermiamoci, facciamo silenzio, ascoltiamo il richiamo della storia. Non dimenticare non è solo un dovere: è un segno d’amore per l’umanità che vogliamo costruire.

Antonella Sedda

By G&A

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