Sab. Gen 4th, 2025

Dionigi il Piccolo, la datazione “annus Domini” e la nascita di Gesù


Nel corso della storia, e al giorno d’oggi, sono molti i calendari adottati dalle diverse culture. Per gli ebrei, per esempio, la datazione si basa sulle indicazioni della Bibbia che colloca la nascita del mondo, secondo la tradizione rabbinica, al 3760 a.C. Di fatto, l’anno che andiamo a vivere, il 2025, sarà per loro il 5785 (dal tramonto del 2 ottobre 2024 al tramonto del 22 settembre 2025).
La nostra tradizione si lega invece alla nascita di Gesù, ponendo una cesura tra un prima e un dopo (avanti Cristo e dopo Cristo). Questa datazione, chiamata anche annus Domini, venne ideata da Dionysius Exiguus, nome latino di Dionigi il Piccolo. Nato nella provincia della Scizia Minore, l’attuale Dobruja, in Romania, intorno al 470 d.C., era un membro della comunità dei monaci sciti presenti a Tomis, l’attuale Costanza. Intorno al 500 d.C. si trasferì a Roma, dove entrò a far parte della Curia Romana e iniziò a tradurre in lingua latina la raccolta di canoni di sinodi orientali che andarono a confluire nella “Collezione dionisiana”, contenente, inoltre, 38 decretali di papi dal 384 al 498.
Il monaco, nei suoi studi, si dedicò anche alla ricerca di una datazione precisa della nascita di Cristo, in quanto sino ad allora questa era sconosciuta. Egli, traducendo un passo del Vangelo di Luca (3, 1-3), identificò nel 25 dicembre del 753, in base alla datazione romana, questo evento, dando poi, come anno 1 d.C., il 754. Dionigi, però, interpretò erroneamente il versetto 23 che dice: “archómenos hosèi etôn triákonta” (quando aveva “circa” trent’anni), identificando l’età di Gesù a trent’anni, mentre l’espressione, in greco, identifica più generalmente un trentenne. Durante l’Udienza Generale di mercoledì, 14 gennaio 1987, Giovanni Paolo II al punto sei dice: “Per quanto riguarda la data precisa della nascita di Gesù, i pareri degli esperti non sono concordi. Si ammette comunemente che il monaco Dionigi il Piccolo, quando nell’anno 533 propose di calcolare gli anni non dalla fondazione di Roma, ma dalla nascita di Gesù Cristo, sia caduto in errore. Fino a qualche tempo fa si riteneva che si trattasse di uno sbaglio di circa quattro anni, ma la questione è tutt’altro che risolta”.
Dionigi pose quindi la data di nascita di Gesù al 1 a.C.; pare strano, infatti, che una qualsiasi persona nasca prima di sé stessa, ma questo è dovuto al fatto che non esiste un anno 0. Il concetto di zero venne appreso e importato dall’Oriente nel 1202 dal matematico pisano Fibonacci. Quindi, quando il monaco fece i suoi calcoli, si passò dall’1 a.C. all’1 d.C. Naturalmente, vi è un’altra questione aperta, quella del 25 dicembre. Sono molte le teorie che dicono che i cristiani abbiano sovrapposto la nascita di Cristo al culto del Sol Invictus, culto festeggiato sino alla fine della storia pagana dell’Impero e introdotto a Roma dall’imperatore Eliogabalo, che regnò tra il 218 ed il 222 d.C.
Per far chiarezza su questo quesito si può far ricorso alle parole dette all’Udienza Generale da Papa Benedetto XVI mercoledì 23 dicembre 2009: “Il primo ad affermare con chiarezza che Gesù nacque il 25 dicembre è stato Ippolito di Roma, nel suo commento al Libro del profeta Daniele, scritto verso il 204. Qualche esegeta nota, poi, che in quel giorno si celebrava la festa della Dedicazione del Tempio di Gerusalemme, istituita da Giuda Maccabeo nel 164 avanti Cristo. La coincidenza di date verrebbe allora a significare che con Gesù, apparso come luce di Dio nella notte, si realizza veramente la consacrazione del tempio, l’Avvento di Dio su questa terra.
Nella cristianità la festa del Natale ha assunto una forma definita nel IV secolo, quando essa prese il posto della festa romana del Sol Invictus, il sole invincibile; si mise così in evidenza che la nascita di Cristo è la vittoria della vera luce sulle tenebre del male e del peccato”.
Le ricerche su questa tematica sono ancora in atto, ma quello che si può sicuramente dire è che è grazie a Dionigi il Piccolo e all’invenzione dell’annus Domini, adottato sia nel calendario gregoriano che in quello giuliano, che si riuscì a mettere fine a diverse controversie che esistevano nella Chiesa antica, tra cui il calcolo della Pasqua.

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