Ven. Dic 27th, 2024

Olbia, don Antonio Tamponi: un’icona della Natività dedicata alle mamme che hanno perso un figlio

Per il Natale di quest’anno, don Antonio Tamponi, parroco della Basilica Minore di San Simplicio, ha scelto un’icona speciale per l’altare, ricca di significati spirituali e simbolici. Durante una diretta sui social, ha spiegato con emozione il valore di questa rappresentazione, pensata per portare riflessione e vicinanza a chi soffre, in particolare alle mamme che hanno vissuto il dolore della perdita di un figlio.

“Quest’anno, l’altare di Natale diventa un segno per riflettere, per adorare, per amare,” ha esordito don Antonio. “L’ho voluto dedicare alle mamme che hanno perso un figlio, alcune due, e questo già a novembre, senza sapere che poi ci sarebbero stati altri funerali e altri dolori.”

L’icona della Natività è stata concepita come un “occhio di bue”, un segno diretto che richiama il mistero della nascita di Cristo, ma anche la tradizione antica degli iconografi. “La forma ovale richiama le uova realizzate dagli iconografi in antichità, simbolo di risurrezione,” ha spiegato il parroco.

Il colore predominante dell’icona è l’azzurro, scelto non solo per la sua bellezza, ma per il suo significato profondo: “L’azzurro è il colore dell’umanità, e questo è fondamentale. Avvicinandosi all’icona, si vede subito la presenza di Mētēr Theou, la Madre di Dio, e Iesus Christos, il Figlio di Dio.”

Anche i dettagli dei personaggi hanno una forte valenza simbolica. La Madonna è rappresentata con le scarpette rosse, che, secondo la tradizione, indicano la sua regalità: “Dio ha preso una donna dal popolo e ne ha fatta una regina,” ha detto don Antonio. Entrambi i personaggi portano l’aureola: quella della Madonna, d’oro semplice, è il simbolo della santità, mentre quella di Gesù è lavorata, rappresentando la sua divinità.

Nel dipinto compaiono anche il bue e l’asinello, che don Antonio ha descritto come simboli del riconoscimento della nascita del Verbo incarnato, sia da parte della natura che del mondo pagano. “Non c’è bisogno che arrivino subito gli altri: la terra sussulta, trema, si apre la roccia, che è anche la roccia della risurrezione, di fronte all’avvento del Verbo incarnato,” ha spiegato.

Il Bambino Gesù è rappresentato “pannis involutum”, avvolto nei panni, come vuole la tradizione. “Quei panni – ha detto il parroco – sono gli stessi con cui sarà sepolto, per la redenzione, così che non ci sia la sconfitta finale della morte, ma la risurrezione.”

“Il Natale non è lontano dalla sofferenza,” ha sottolineato don Antonio. “È il momento in cui Gesù si fa carico dell’uomo, dei suoi dubbi, delle sue distanze e delle sue stanchezze.” Questa icona diventa così un simbolo di rinascita e vicinanza a chi vive momenti difficili, in particolare alle mamme che hanno subito perdite dolorose.

Concludendo la diretta, don Antonio ha evidenziato che la Natività rappresentata nell’icona è “un segno molto caldo e pieno di significato,” che vuole essere un augurio per questa Vigilia di Natale e un messaggio di speranza per l’intera comunità. (D.A.)

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