Quarta Domenica di Avvento. Dal Vangelo secondo Luca Lc 1, 39-48
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Questo viaggio arcinoto della Vergine Maria verso la cugina , la mamma di Giovanni il Battista, ha forse più commenti e scritti che versetti.
Mi piacerebbe, piuttosto, far notare come si trasmetta la gioia della incarnazione del Cristo, supposto che Elisabetta non poteva sapere nulla di questo fatto e addirittura poteva non crederci; già, come dicono i giovani di oggi “avevano i loro problemi con la loro di gravidanza”, in età senile.
Per avere la gioia di conoscere che si tratta di una buona notizia e non di una storiella, bisogna avere un’anima che non sia deceduta dentro di noi. Sì sì, fede, ragione, scienza, conoscenza e coscienza sono tutte cose che dobbiamo avere e quasi tutte irrinunciabili, almeno fino ad un certo livello, ma se fossero gli strumenti da soli a dare la gioia della conoscenza che Dio esiste davvero ed è presso di te, basterebbe studiare. Quindi, matematicamente ogni prete avrebbe una fede da spostare le montagne!?
No, non basta. La fede si nutre di tutti i sensi e i sentimenti, quando questi non sono schermati dal preconcetto. Lasciare che tutto te stesso o te stessa percepisca se è vero ciò che ti viene proposto. D’altronde sarà proprio Gesù a proporre queste vie empiriche, esperienziali. Ci dirà: sapete guardare i germogli di fico e sapere se darà frutto, sapete guardare i venti e sapere perché pioverà, perché non sapete guardare i segni dei tempi?
Siamo così esperti a interrogarci sui dubbi, anche nei rapporti affettivi, che ci siamo privati di vedere i segni d’amore. Il dubbio lo abbiamo posto come segno scientifico, invece è la ricerca sincera la scienza e la conoscenza. Non è il dubbio sistematico, ma l’interrogativo a dare risposte.
Don Antonio Tamponi