Mer. Dic 4th, 2024

Cagliari ospita la prima conferenza regionale di pastorale sociale e del lavoro


Promossa dall’Ufficio Regionale di Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Sarda si è svolta sabato scorso, 23 novembre, a Cagliari presso l’Aula Magna del Seminario Vescovile la prima conferenza regionale di pastorale sociale e del lavoro.

In una luminosa e fresca mattina d’autunno, di buon’ora, provenienti dalle 10 diocesi sarde si sono ritrovati delegati, ospiti, autorità istituzionali, politici ed una significativa presenza di giovani che, come vedremo, hanno costituito la vera novità dell’evento, in altri tempi probabilmente riservato ai “veterani”.

L’intuizione degli organizzatori di mettere a tema le sfide epocali del nostro tempo dando priorità ad una prima fase dell’incontro, sotto forma di tre rapidi talk, con protagonisti ben sei giovani: una psicologa, un neolaureato, una studentessa universitaria, un ricercatore ed un imprenditore, arrivati dai quattro angoli della nostra Isola, intervistati da Gilberto Marras, delegato regionale dell’Ufficio Pastorale sociale e del lavoro. Hanno dato vita ad un dialogo che ha dipinto fra colori e chiaroscuro lo scenario sociale, economico e lavorativo nel quale siamo immersi.

I principali aspetti emersi dalle testimonianze hanno riguardato: la difficoltà a spendere nel mercato del lavoro il proprio titolo di studio e la mortificazione di vedere disattese legittime aspirazioni e desideri, come quella di ambire ad un lavoro non più come mero mezzo di sostentamento economico ma strumento di realizzazione della persona e della sua dignità. Vivere in una cornice caratterizzata dal costante spopolamento delle zone interne a favore dei grandi centri e delle zone costiere, dalla difficoltà a reperire alloggio una volta partiti per mete lontane dai paesi d’origine, ottenendo spesso lavoro precario e non ben retribuito.

Esplicita la richiesta alla politica in tal senso che – come sottolineato da Gilberto Marras – “…dovrebbe intervenire sulle politiche del lavoro. Spostando l’attenzione sul potenziamento delle competenze dei lavoratori, attraverso una formazione professionale che deve ritornare ad essere una priorità, realizzando corsi in collaborazione con le imprese locali. Creando incentivi per percorsi ingresso e uscita dal mondo del lavoro per far sì che i costi di assunzione siano ridotti”.

Al termine dei talk è emersa chiara la necessità di un approccio integrato tra istruzione, formazione professionale, supporto all’imprenditorialità e politiche attive del lavoro, per creare lavoro stabile, capace di recuperare il senso del lavoro. Le esperienze presentate dai giovani, dalla psicologa del lavoro al neo laureato in economia manageriale, hanno testimoniato il desiderio di realizzazione attraverso l’attività professionale, senza sacrificare la qualità della vita.

Dopo questa fase di ascolto dei giovani testimoni, e delineazione delle tematiche sul lavoro, comunità e spopolamento, ambiente e cultura è stata la volta della relazione dell’Arcivescovo Mons. Giuseppe Baturi, Segretario Generale della CEI e Delegato CES per i Problemi Sociali e del Lavoro.

Mons. Baturi ha ricordato il motivo per il quale si è partiti dai giovani. «Come dice il Papa – ha evidenziato – per capire è necessario conoscere. Solo quando incontriamo le persone possiamo dire di cominciare a comprendere le situazioni e i problemi che vivono. È il valore riconoscitivo della testimonianza, che ci permette di conoscere le situazioni».

Riportiamo quindi alcuni stralci del suo intervento:
“Il Papa ci invita a tenere lo sguardo fisso su Cristo e da qui abbracciare tutto e tutti. Perché i giovani? Per la loro capacità di reazione di fronte al presente”. Come San Tommaso che spiegava il senso della prudenza:
“La prudenza è l’arte del decidere disponendo le cose presenti guardando al futuro”. Questo da tempo ci viene meno. I giovani combinano questi due aspetti, tra questi due poli c’è l’inesauribile desiderio di fare di più di dignità, di qualità di vita, di senso, di scopo.

Gaudium et spes 4. Interrogare i tempi, leggere il tempo, presentare l’unico vangelo.
Il lavoro ed il sentimento della comunità sono strettamente collegati.
Il lavoro serve a cambiare la realtà naturale, per custodire e coltivare il creato.
Il senso del lavoro e scoprire sé stessi.
Il lavoro non è fungibile con il reddito.
Il rapporto tra lavoro ed educazione.
Uno iato troppo grande tra mondo del lavoro e mondo dell’educazione.
Il problema della formazione professionale.
Riprendere il tema, oltre che con i ragazzi, anche con gli adulti.

“Tutto questo riguarda anche la Chiesa. Don Bosco non aspettò, iniziò a lavorare”.

Così monsignor Baturi ha sintetizzato la condizione di ragazzi e ragazze, alle prese con i due elementi capaci di generare una scintilla, «come si insegna a scuola», ha ricordato l’Arcivescovo. Aspetti sono emersi nel corso delle testimonianze che i giovani hanno presentato, «una potentissima immagine – ha evidenziato Baturi – di cosa sia la dignità dell’Uomo, che deve desiderare un di più per sé e per i suoi cari, in termini di dignità, di qualità di vita, un di più, come è stato detto più volte, di senso, di scopo, di ragione per cui vivere e faticare». Il Concilio ci esorta ad interrogare il tempo presente, sapendo leggerne i segni, per presentare il Vangelo alle attese e agli interrogativi più profondi dell’Uomo».

È stata quindi la volta della Presidente dell’ANCI Sardegna, nonché sindaca di Fonni, Daniela Falconi – assente invece la Presidente della Regione Autonoma della Sardegna, Alessandra Todde, trattenuta a Roma per questioni nazionali.

Daniela Falconi ha portato all’attenzione dell’Assemblea la sottolineatura di come, nonostante l’impegno degli amministratori locali, le fughe da piccoli centri continuino ad essere un fenomeno preoccupante. «Se vogliamo invertire la tendenza – ha detto la Falconi – sarebbe opportuno che le amministrazioni locali ricevessero i fondi in dotazione lasciando libera scelta sulla destinazione, in modo da realizzare progetti effettivamente necessari alle nostre comunità».

La terza fase dei lavori ha visto un nutrito dibattito, con la partecipazione in primis dei vari delegati provenienti dalle 10 diocesi sarde.

Per la diocesi Tempio Ampurias, dopo l’imprenditore Piero Fresi, intervenuto durante il talk, è stato il turno di don Alessandro Fadda, direttore della Pastorale Sociale e del Lavoro, parroco di San Ponziano in Olbia. Citando la Octogesima adveniens, ha richiamato al ruolo delle parrocchie e degli istituti religiosi per “organizzare la speranza”; quindi, citando Benedetto XVI in Sardegna, sull’esigenza di una nuova classe politica e sul ritorno all’impegno per creare una grammatica comune. Ha quindi fatto un forte richiamo al rischio di infiltrazioni di malaffare sui nostri territori.

Sempre da Olbia è intervenuto brevemente Filippo Sanna, dirigente cooperativo, per ribadire l’importanza e il sillogismo fra l’esperienza di ricerca di un bene comune quale è la forma cooperativa nella sua dimensione ideale e l’esperienza comunitaria, così come emerso dai lavori, soprattutto negli accenti sottolineati da Mons. Baturi.

Al termine dell’Assemblea, dopo una prima traccia per il lavoro futuro, nelle équipe diocesane per portare nei territori gli spunti emersi e per sviluppare nuovi contenuti alla luce di una ripresa della Dottrina Sociale della Chiesa, le conclusioni sono state affidate alle parole di Mons. Baturi, che ha richiamato le parole del Papa sull’amicizia sociale e sul recente intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella sulla creazione di comunità ed unità. “Il vero tema della Comunità è la partecipazione” e sulla vera sfida del rapporto intergenerazionale.

Al termine un buffet per continuare il dialogo in maniera più informale.

Filippo Sanna

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