Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».
La liturgia dell’ultima domenica dell’Anno Liturgico, un poco il capodanno della liturgia e l’inizio del rinnovato “maranatha”, vieni Signore Gesù, è la solennità di Cristo re dell’universo.
Chi si preoccupa di trionfalismi ecclesiastici per Cristo re, incorre in errore grave e supino. “Regnavit a ligno Deus”. Il suo trono è il trono della croce, non è comodo regnare cristianamente, perché la regalità, il sacerdozio e la profezia (che significa capire, non inventare mostruosità) sono l’offerta di se stessi al Padre, perché si realizzi il disegno d’amore di Dio. Anche coloro che proclamano la libertà assoluta o la dipendenza da un padrone assoluto, sanno che questo non si può realizzare perché, come dice San Tommaso, è da restaurarsi “in ligno” la giustizia, fatta a pezzi dall’anarchia o dalla dittatura.
Doloroso è pensare che possa regnare su noi il niente, o peggio qualcosa di mostruoso che non mette l’uomo e la donna sofferenti al centro, ma l’interesse di parte. Queste derive possono essere proclamate anche in nome della teologia, ma è meglio scegliere come misura l’amore perdente, che la prevaricazione vittoriosa.
Ricordiamo, infatti, nella Sua passione un ordine del Signore dato a Pietro in persona: “metti la spada nel fodero”. Non esistono eserciti che combattano per questo re, esistono uomini e donne che annunciano la Signoria di Cristo come buona notizia: “la verità vi farà liberi”.