Un giovedì di maggio, dopo un ritiro spirituale, è iniziata una nuova avventura per don Davide Mela, parroco di Viddalba e originario di Olbia, nominato dal Vescovo mons. Roberto Fornaciari come responsabile diocesano della pastorale giovanile.
In questa intervista, don Davide racconta le sfide e le opportunità del suo servizio, condividendo la sua visione per un rinnovato dialogo con i giovani, l’importanza di ascoltarli e il desiderio di costruire una Chiesa capace di abitare le loro realtà quotidiane. Tra progetti già avviati, come la Consulta Diocesana di Pastorale Giovanile, e nuove iniziative, come l’incontro diocesano per la Giornata Mondiale della Gioventù, in programma domenica 24 novembre a Tempio, emergono passione e dedizione per un servizio che guarda al futuro dei giovani e della comunità.
Qual è stata la tua reazione quando il Vescovo le ha affidato questo incarico?
Mi ricordo ancora quel giorno, era un giovedì di maggio dopo il ritiro spirituale, il Vescovo Roberto in un momento di colloquio personale mi informa della sua intenzione di nominarmi responsabile del servizio diocesano della pastorale giovanile. Rimango un po’ sorpreso, non mi aspettavo in questo momento questo incarico e questa responsabilità.
Quali sono, secondo te, le priorità principali per la pastorale giovanile oggi?
Penso che la priorità sia proprio insita nel nome: Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile. Il termine servizio determina l’essenza di quello che bisogna fare. La Chiesa si mette al servizio dei giovani. Come? Penso che il primo punto sia proprio ascoltare i giovani, quello che stanno vivendo nella loro vita quotidiana, le loro idee, i loro progetti, le loro ferite, e tutto ciò che concerne il loro mondo. La pastorale giovanile, come viene anche fuori dalla prassi pastorale del Santo Padre, deve essere capace di “abitare” le realtà in cui vivono i giovani.
Quali iniziative o progetti hai in mente per i prossimi mesi?
Da quando il vescovo mi ha dato l’incarico il primo punto che ho messo è stato quello della creazione della Consulta Diocesana di Pastorale Giovanile, composta da giovani provenienti dalle quattro zone della diocesi. Il ruolo consiste nel rendere partecipi i giovani dell’azione pastorale, ma proprio come dicevo prima, metterci all’ascolto di loro affinché il nostro servizio sia efficace. Abbiamo già iniziato a lavorare con alcuni delegati che ci sono stati segnalati dai vicari foranei, ancora manca qualcuno, ma credo che entro pochi mesi la consulta sarà al completa e pronta a svolgere nel pieno le sue funzioni. Il secondo progetto, delineato subito a giugno col vescovo è stato quello di un incontro diocesano con i giovani in occasione della Giornata mondiale della Gioventù da celebrare nelle diocesi, che il Papa ha spostato alla domenica di Cristo Re, quest’anno cadrà il 24 novembre e ci ritroveremo a Tempio, presso il Seminario Diocesano.
Come pensi di collaborare con le parrocchie e le altre realtà giovanili del territorio?
Credo di aver parzialmente risposto: ogni parrocchia sta trovando e indicando un incaricato per la pastorale giovanile che farà da referente per tutte le attività. Una volta che la Consulta sarà totalmente attiva si procederà a degli incontri con le realtà parrocchiali dove sono già presenti delle realtà giovanili e anche dove si intende creare un’azione pastorale verso i giovani. Per quanto riguarda le realtà giovanili del territorio si stanno prendendo contatti con tutti quelle associazioni che lavorano con i giovani per trovare dei punti in comuni per i quali si possono creare momenti insieme, da poco ho preso già contatto con il Progetto Giovani che opera ad Olbia. Oggi più che mai c’è bisogno di alleanze educative.
Qual è la tua visione per il gruppo di lavoro della pastorale giovanile?
Come dicevo prima la Consulta Diocesana di PG sarà il cuore pulsante di tutto il servizio. Rappresenta le zone, porta le istanze, discute e approfondisce la realtà dei giovani della nostra diocesi. All’interno di essa di costituiranno poi delle commissioni di lavoro, alle quali prenderanno parte anche altri giovani e persone invitate. Un altro organo di supporto sarà l’equipe, un gruppo più ristretto, dove ci saranno degli esperti che potranno dare il loro contributo (pedagogisti, giornalisti, docenti, educatori…). Le decisioni finali si prenderanno sempre in Consulta, che sarà l’asse portante e che garantirà la continuità del lavoro. Il tutto sarà coordinato dal sottoscritto, in qualità di responsabile diocesano, insieme agli altri sacerdoti che il Vescovo mi ha dato come collaboratori: don Mirko Barone, per il settore oratori e don Cristian Garau, per il settore sport.
Come pensi di coinvolgere i giovani che si sentono lontani dalla Chiesa?
Credo che questa sia la sfida più importante del SDPG (servizio diocesano di pastorale giovanile). Ripropongo il primo punto: l’ascolto; andare nei luoghi vissuti dai giovani e ascoltarli. Creare quindi dei progetti con le scuole (come in passato è già stato fatto), con le attività sportive e con altre associazioni che si occupano dei giovani. Olbia sta crescendo e diventando un polo universitario, sarà importante tener conto di questa realtà.
Come racconteresti a un giovane “lontano” cosa si può “guadagnare” da una vita di fede?
Questa è una bella domanda. Io ho sempre un immagine che riguarda il mio cammino di vita, di fede, di vocazione ed è quella che troviamo nel Vangelo di Matteo al capitolo 5 nel discorso della montagna: “Voi siete il sale della terra” i giovani hanno bisogno di sentire il sapore della fede e scoprire quanto è bello nella propria vita. Ecco la sfida per la Chiesa.