La data del 18 Novembre richiama un evento che 11 anni fa, nel 2013, ha segnato profondamente la vita di molte persone nella città di Olbia. Il ciclone Cleopatra passò sulla Sardegna scatenando con maggiore intensità la sua forza sul versante orientale e tirrenico dell’isola, portando via con sé la vita di molte vittime e devastando case e attività lavorative.
Nella città di Olbia, centro dell’isola col maggiore bilancio di vittime e danni, l’acqua e il fango hanno attraversato strade e quartieri entrando nelle case di migliaia di famiglie. Le aree maggiormente colpite sono state quelle attraversate dal fiume rio Gadduresu con i suoi affluenti, in particolare il rio Seligheddu, dalla frazione di Putzolu, fino ai quartieri urbani di Pasana, Isticcadeddu, Gregorio, Baratta, Tannaule, S. Maria, fino alle zone prossime alla foce intorno allo stadio Nespoli. Anche il fiume rio S. Nicola ha devastato le zone del quartiere S. Nicola e limitrofe.
Non dimentichiamo che anche due anni dopo nel 2015, gli stessi quartieri di Isticcadeddu e Baratta furono colpiti nuovamente da una seconda alluvione di minore intensità, causata sempre dal rio Seligheddu, che se anche con conseguenze meno gravi della precedente, ha colpito le stesse case e famiglie già provate dall’evento del 2013, rinnovando la paura e il ricordo.
L’alluvione del 2013 in particolare fermò per mesi la vita delle famiglie delle zone limitrofe al rio Gadduresu e al rio Seligheddu, dove oltre alle vittime, furono travolte dal fango le attività lavorative, la quotidianità delle persone, la vita delle famiglie, le attività scolastiche, la stessa vita della nuova comunità parrocchiale gravitante intorno alla chiesa di S. Antonio, come le case investita anch’essa dal fango la sera del 18 Novembre, unica colpita tra le chiese della città.
Anche il Natale 2013 e il Capodanno 2014 sembrarono quasi scomparire per le famiglie dei nostri quartieri alluvionati.
Tuttavia l’acqua e il fango di quei giorni ci fecero anche scoprire un altro fiume, molto più forte dell’alluvione, la solidarietà che mosse, prima delle forze dello Stato, il cuore di centinaia di volontari che giunti da varie parti dell’isola e dalla penisola, hanno lavorato per ridare un sorriso e una speranza. Nel centro di soccorso allestito dalla parrocchia di S. Michele, nella chiesa alluvionata di S. Antonio, oltre 300 volontari giovani e adulti, insieme alle Misericordie della Toscana, col supporto della Brigata Sassari e della Caritas italiana, hanno prestato con passione e impegno instancabile aiuto alle circa 1500 famiglie alluvionate, spalando fango, pulendo case, fornendo tutti i generi di prima necessità, distribuendo anche oltre 1000 pasti caldi per vari giorni.
Il ricordo di quei giorni, insieme alla tristezza per le vite perse, porta anche la gratitudine e la speranza che anche dentro la notte più buia, brilla la luce della speranza e della solidarietà.
Per questo ogni anno da allora, nella chiesa di S. Antonio la sera del 18 Novembre alle 18,30 celebriamo la Messa di commemorazione per esprimere la nostra preghiera per le vittime, ma anche la gratitudine per la solidarietà che ha abbracciato e dato nuova forza alle famiglie dei nostri quartieri, nella speranza che eventi come quello del 2013 e del 2015, non debbano più ripetersi con le conseguenze drammatiche di allora.
C’è una immagine che porto nel cuore di quella notte del 18 Novembre, fissata da una foto in cui si vede la chiesa di S. Antonio immersa nell’acqua dell’alluvione, unico edificio ad essere illuminato mentre era mancata la luce nelle strade e nelle case circostanti. Mi è parso un segno profetico con il quale esprimere due sentimenti contrastanti di quell’evento: la tristezza per le vite perse, ma anche la gratitudine per aver scoperto che anche nella notte più buia può brillare la luce della speranza e della solidarietà.
Nei tempi bui che oggi affrontiamo a causa di guerre e altre situazioni causate dall’uomo, la comunità umana saprà trovare la forza di rialzarsi attraverso la condivisione della speranza, della fraternità e della solidarietà.
La stessa cosa vale per ogni persona o famiglia che affronta particolari difficoltà, non chiudiamo mai il cuore alla speranza. Per ogni uomo e donna di buona volontà, non cessi mai la nostra attenzione verso il prossimo che incontriamo lungo la strada della vita, imparando sempre più a prenderci cura gli uni degli altri.
Don Theron Oscar Casula