Dal Vangelo secondo Marco Mc 13,24-32
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In quei giorni, dopo quella tribolazione,
il sole si oscurerà,
la luna non darà più la sua luce,
le stelle cadranno dal cielo
e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».
Per quanto riguarda le pagine apocalittiche (che in greco vuol dire sulla “rivelazione” e non è sinonimo di catastrofe, come sui giornali che vuol dire “ribaltamento”) ci sono alcuni che si sentono di scrivere fluentemente spiegando tutto. Io non userei, a dire il vero tutta questa sicumera. Ho invece un ricordo bellissimo di un grande Biblista, padre Ugo Vanni, che il Collegio Capranica di Roma ebbe la grazia di avere come Padre spirituale, un uomo di una prudenza e delicatezza impressionante. Ma questo non è argomento, se non fonte e indirizzo.
La certezza è che questo mondo non sarà eterno, e sull’argomento abbiamo la certezza scientifica. Certo noi facciamo di tutto per anticiparne i tempi di distruzione, facendo male ciò che la natura fece meglio. Pensate al nostro linguaggio: “Che bello questo mare, sembra una piscina”. Ma come? Semmai il contrario, una piscina sembrerà bella sé rassomiglierà al mare più spettacolare. Noi sovvertiamo l’imitazione con la realtà. E tutto riesce a passare, sdoganando il cattivo gusto di non saper guardare profondamente le cose e le persone.
Il Signore, con chiarezza fa capire una cosa, che la “prendiamo” bene o male, così come ormai si dice.
Egli è il Signore, si vive e si muore, gli orari di questa fine non si conoscono e tanto meno le date, ma se impariamo dalla natura, anche le piante saprebbero guidarci ad una vita con i piedi piantati a terra e la testa in cielo, come loro hanno radici profonde per mostrare la chiama all’unico sole.
Don Antonio Tamponi