Gio. Nov 21st, 2024

Identità dell’embrione e diritto alla vita: il secondo incontro sul servizio alla vita ad Olbia

Ieri, sabato 16 novembre, si è tenuto, sempre nei locali della parrocchia di Sant’Ignazio ad Olbia, il secondo incontro del corso di introduzione ai problemi della bioetica “Il servizio alla vita- le sfide attuali alla luce della proposta cristiana”

L’argomento era di per sé stesso una sfida: rispondere alla domanda che molti si pongono sull’identità dell’embrione umano e trattare del cosiddetto “diritto all’aborto”, così presente nel dibattito attuale. Ma per affrontare il secondo argomento è necessario avere le idee chiare sul primo: chi è l’embrione?

Abbiamo affrontato la domanda da tre punti di vista: quello della scienza, quello della giurisprudenza, quello della Chiesa. In estrema sintesi si può affermare che, in base ai tutti i dati scientifici (che sono stato presentati e spiegati durante la prima ora dell’incontro), dal momento del concepimento ha inizio la vita di un nuovo individuo biologico appartenente alla specie umana: infatti esso è dotato di un patrimonio genetico unico, derivante dalla mescolanza dei patrimoni derivanti dal padre e della madre e da quel momento inizia un processo continuo ed autonomo di sviluppo che porta in pochi mesi alla formazione di tutti gli organi (fine del terzo mese di gravidanza) e successivamente alla maturazione degli stessi fino alla nascita ed oltre. Infatti lo sviluppo iniziato dopo il concepimento continua dopo la nascita: il sistema nervoso ad es. conclude la sua maturazione intorno ai 16/17 anni, il sistema riproduttivo alla pubertà, la crescita intorno ai 20/22 anni. E’ importante sottolineare che tutti i processi dello sviluppo sono conseguenti l’uno all’altro: ad es. non si può parlare di un individuo allo stato larvale che poi si trasforma in essere umano o che cambi le proprie caratteristiche; il patrimonio genetico racchiuso nei cromosomi della prima cellula che origina dopo la fecondazione (chiamato zigote), sono gli stessi di ogni cellula dell’organismo adulto. Il processo di sviluppo dell’embrione è ormai conosciuto da tempo nelle modalità, ma è ancora sconosciuto il meccanismo intimo che porta le cellule ad organizzarsi in organismo complesso ed a differenziarsi. E’ comunque un processo “prodigioso” (vedi salmo 138) e genetisti, embriologi, biologi, sono tutti concordi nell’affermare che la nuova vita nasce dal momento del concepimento e che l’embrione è un essere umano: il suo sviluppo dipende solo dal supporto dell’ambiente che nelle prima fasi della vita è il seno materno, dopo la nascita un ambiente che può accoglierlo, nutrirlo, proteggerlo per diversi anni, fino alla sua totale autonomia.

La scienza non fa altro che confermare quanto la Chiesa ha affermato già circa 500 anni fa, dando anzi un supporto razionale: la Bolla Effraenatam, emessa da Sisto V il 29 ottobre 1588, afferma infatti che la vita umana inizia col concepimento e che questo è il primo momento della sua esistenza, e dunque la sua soppressione equivale ad un omicidio (cioè alla eliminazione della vita umana).

La giurisprudenza, dal suo punto di vista Il Codice Civile Italiano, riconosce i diritti della persona e dei cittadini italiani solo al neonato dopo il primo atto vitale fuori dall’utero: al feto e all’embrione non sono perciò riconosciuti come soggetti diritti civili né la tutela legale che da essi deriva. In realtà l’unica legge che tutela la vita sino dalla nascita è la legge 194 del 22 maggio 1978 (quella semplicisticamente ed erroneamente chiamata legge sull’aborto), che all’articolo 1 recita che lo Stato “tutela la vita umana fin dal suo inizio”. Questa tutela viene comunque ribadita in altri parti della giurisprudenza italiana, nella Costituzione e nel Codice penale, quando viene punito il provocare un aborto al di fuori delle regole stabilite dalla legge di cui sopra.E’ stato quindi naturale nell’ora successiva approfondire il contenuto della legge 194, che è sulla bocca di molti, che è poco conosciuta nella sua interezza se non decisamente sconosciuta, citata spesso a sproposito sia da chi è favorevole all’aborto e chiede che sia riconosciuto alle donne il diritto ad abortire, sia a chi ne chiede l’abrogazione.

La legge 194, già nella sua enunciazione, definisce perfettamente il tema che poi verrà trattato nei vari articoli: si tratta infatti di « Norme per la tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza”. In termine aborto non compare. Si legge poi al primo articolo:Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio”. E’ dunque menzionato un solo diritto: quello alla procreazione cosciente e responsabile; viene riconosciuto un valore sociale alla maternità; viene assicurata la tutela della vita umana fin dal suo inizio. E la parte iniziale della legge è tutta dedicata a provvedimenti relativi agli obblighi dello stato nei riguardi della maternità: sono costituiti i consultori con lo scopo di assistere e favorire in ogni modo la gravidanza specie nelle donne in difficoltà pe problemi economici, medici, psicologici ecc. Anche tutte le norme di tutela durante la gravidanza (esami medici, congedi pre e post partum ecc.) derivano storicamente da questa legge. Questi primi articoli sono purtroppo poco applicati e decisamente sconosciuti alla maggior parte dei cittadini: ma è necessario, specie nella formazione dei giovani, nella parrocchie, nelle famiglie, che se parli. E per parlare con cognizione di causa è necessario conoscere, di qui a necessità di portare avanti una formazione aperta a tutti e coinvolgere in questa tutte le persone che operano nei diversi momenti formativi. L’interruzione di gravidanza viene concessa solo in determinati casi ben specificati, che abbiamo approfondito nel prosieguo dell’incontro ma che è impossibile riportare per esteso: ci riserviamo però, con successivi articoli, di portare un approfondimento sull’argomento su questo giornale.

A conclusione è stato citato San Giovanni Paolo II, che a più riprese ed in diverse occasioni e scritti ha ribadito l’importanza di creare “una cultura della vita”, unico baluardo a difesa della vita stessa: ma la cultura della vita si crea con l’impegno a testimoniare la verità e con l’impegno, prima ancora, a conoscerla ed approfondirla.

Il prossimo incontro, sabato 23 novembre, verterà sui problemi legati alla procreazione medicalizzata, altro argomento molto presente sui media e molto poco conosciuto nella profondità dei suoi aspetti.

Franco Pala

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