Domenica 3 novembre
Dal Vangelo secondo Marco
Mc 12,28b-34
In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?».
Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi».
Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici».
Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.
Tutti sappiamo che in buona fede o in mala fede, interroghiamo le persone per soppesarle, questo capitava anche a Gesù, prima ancora dei moderni dibattiti, dove vediamo la persone fronteggiarsi, non alla ricerca della verità, ma nell’acrimonia di difendere il partito preso.
Il Cristo non si oppone agli interrogativi, ma risponde con garbo quando vede la buona fede, altre volte innalzerà il suo unico monito di giudizio assoluto: “ipocriti”. Non è questo il caso.
Lo scriba (che in sostanza è persona di “cultura” remunerato per scrivere e tenere quello che oggi chiamiamo “verbali” di ogni sorta. Sono antiche figure orientali alfabetizzate presenti in Mesopotamia, Egitto, Grecia, Roma… ecc) chiede intorno alle leggi religiose e il Cristo risponde come sopra abbiamo letto. Chiamandolo dunque maestro, cioè riconoscendogli il grado di cultura e sociale per parlare di ciò, lo scriba asseconda la risposta e la rilancia entusiasticamente.
Ma c’è un colpo di scena, un colpo sordo, ma eclatante, che mi ha sempre fatto riflettere. Finito l’entusiasmo dello scriba, il Maestro non gli dà un voto apicale, per esempio: “bravo, 10 e lode”, ma un 7+: ”Non sei lontano dal regno dei cieli “.
Mi è sempre piaciuto pensare che il motivo sia questo. L’apprendimento intellettuale e la conoscenza del mistero di Dio sono utili e sono i primi gradini, ma per avvicinarsi al regno e starne dentro, non intorno, è necessario essere operativi, come abbiamo letto in questi giorni nelle Beatitudini e come ci raccomandò San Giacomo. Possiamo sapere bene tutto, ma se non siamo operatori conseguenti della carità di Dio, a che serve?
Don Antonio Tamponi