Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».
Ecco la pericope evangelica che viene proclamata il giorno di Ognissanti. Giorni concitati , perché, da qualche anno a questa parte ci occupiamo, usando le parole di Sant’Ignazio di Loyola, di “agere contra”. Ciò il nostro impegno maggiore è combattere Halloween. Potrei essere d’accordo o no, ma le domande che mi pongo sono altre.
Veramente è la forza di Halloween ad aver bloccato la santità della Chiesa, o il fatto che i macarismi, citati sopra, ci commuovono, ma non ci cambiano. Chi di noi crede davvero che è beato se è perseguitato, affamato, giustiziato? Chi di noi conosce cosa è la santità, se non l’amore di Dio fatto peso specifico di ogni condizione vissuta come scelta? Chi di noi è così libero, nella Chiesa in Italia, da farla finita di pensare che le Chiese non pregano perché mancano i giovani?
Nel nostro paese i giovanissimi sono il 14%, e sarebbe colpa loro che manca la santità nella vita quotidiana, cioè un amore donato.
Beati gli operatori di pace… questo è un dettame assoluto, per esempio. Non gli operatori di pace in Gaza no e in Israele sì e viceversa. Chi è cristiano non pensa che ci possa essere la guerra e si adopera a costruire la pace. Pace dentro di sè, Pace intorno a sè, pace verso gli altri.
C’è una verità, il giorno dei Santi e nella Commemorazione dei defunti, dobbiamo chiederci se stiamo celebrando o reiterando. Se stiamo lavando tombe per apparenza, o pregando per i nostri defunti. Non vorrei che talvolta i crisantemi siano più vuoti delle zucche.
Abbiamo esorcizzato la morte, per non pensarci più, ma non siamo guariti dalla morte della beatitudine. Non sentiamo quei sentimenti che avevamo quando volavamo liberi. Avete presente cosa è successo ai dolci tipici di quei giorni? Li abbiamo tutto l’anno e sono industriali, il loro sapore è infatti stucchevole. Da lì non sentiamo più il profumo di nonno e nonna, la beatitudine di stare tra noi, la gioia di sporcare il divano mangiando una castagna insieme, ma l’amarezza di comprarla già fredda.
Dobbiamo alzare il capo e prendere dalla Luce dell’unico Santo, una scintilla di santità che fa brillare quello che avevamo perso poiché abbiamo spento la luce interiore. Che beatitudine la gioia del poco autentico, anziché avere un mondo di cose morte. Rallegriamoci di andare incontro al Signore. Beati noi se ci svegliamo dalla terapia intensiva della noia e del tutto. Basta il giusto, tutto significa mangiare anche le spine, ma la confettura viene dalle more.
Non ce la prendiamo con i giovani, se cambiamo noi avranno chi seguire, li abbiamo attaccati ad una spina, perché la nostra energia non ha niente da offrire. Amiamo per essere beati! Beati… Beati… Beati.
Don Antonio Tamponi