Il 18 ottobre, festa di San Luca Evangelista, patrono dei medici, tradizionalmente l’AMCI (Associazione dei Medici Cattolici Italiani), che quest’anno compie 80 anni dalla fondazione, dà inizio al nuovo anno sociale.
La sezione AMCI della Diocesi di Tempio-Ampurias quest’anno ha voluto celebrarla, insieme al Vescovo, presso la nuova Cappella dell’ospedale Giovanni Paolo II, come segno di vicinanza ai malati, ai colleghi ed a tutto il personale sanitario e amministrativo impegnato nella difficile opera assistenziale presso il nostro Ospedale. Con l’occasione è stata inaugurata ufficialmente la nuova cappella, situata all’ingresso, nel padiglione A per l’Accoglienza, a lato delle scale mobili: rispetto alla precedente cappella, più grande ma nascosta e difficilmente raggiungibile, questa si trova in una posizione strategica e ben visibile. Un ambiente piccolo e raccolto dove anche i visitatori possono sostare per una preghiera o per un colloquio.
Durante l’omelia mons. Fornaciari ha ripreso la figura di San Luca, per tradizione ritenuto medico, poeta e pittore, molto vicino a Maria, cantore della misericordia del Signore: sue le parabole del Padre Misericordioso ( o del Figliol prodigo) e del buon Samaritano e l’episodio del “buon ladrone” sulla croce. Il Vescovo ha voluto sottolineare come la Parabola del Buon Samaritano, alla quale papa Francesco ha dedicato tutto il secondo capitolo della Enciclica Fratelli tutti, sia fondamentale per comprendere il significato profondo di farsi vicini alle persone bisognose di aiuto. In questa festa, nella cappella di un ospedale, la figura del buon samaritano è un riferimento chiaro per tutti quelli che operano per aiutare chi soffre. Ha poi sottolineato, dal Vangelo odierno, che l’annuncio “il regno di Dio è vicino”, affidato prima ai dodici, viene poi allargato ad altri 72. In quei 72 siamo compresi tutti quelli che, a vario titolo, secondo i proprio carismi, contribuiscono all’annuncio del Vangelo.
Alla fine della celebrazione, prima della Benedizione finale, il Vescovo ha poi benedetto la cappella.
Dopo la messa, nella sala dell’aggiornamento al secondo piano messa gentilmente a disposizione dalla Direzione di Presidio, il Vescovo ha incontrato i medici dell’AMCI. Un incontro amichevole e molto informale: Il Presidente della sezione diocesana AMCI dott. Franco Pala, membro anche del Consiglio Nazionale, rivolgendo un saluto ai presenti ed un ringraziamento a mons. Vescovo, ha esposto il programma che l’AMCI diocesana, in comunione col Vescovo e con l’Amci Nazionale, intende portare avanti lungo il nuovo anno.
Che senso ha questa associazione? E’ sufficiente che ognuno nella vita come nel lavoro testimoni la propria fede e faccia il medico con prefessionalità e responsabilità, oppure ha ancora un senso associarsi, cioè mettersi insieme a fare qualcosa? “E’ ora di passare dalla Chiesa dell’Io alla Chiesa del Noi” diceva circa 100 anni Henry de Lubac, uno dei teologi padri del Vaticano II: quello che posso fare io come medico cattolico è valido ed importante in un ambito di relazioni individuali, ma quello che possiamo fare noi medici cattolici è fondamentale in ambito comunitario, nella nostra diocesi e nella nostra città.
La speranza, all’inizio del nuovo anno sociale, è che si riesca a riprendere la vita associativa inseriti nel cammino sinodale della nostra Diocesi: a disposizione ognuno con la sua ricchezza ( con la propria specialità, è il caso di dirlo) per le necessità di tutti. L’ Associazione dei Medici Cattolici, oltre alla cura della propria crescita come gruppo nell’ascolto della Parola e nella Preghiera, si mette a disposizione nel dibattito sulle questioni della bioetica e per contribuire al rilancio della Pastorale della Salute” anche nella nostra Diocesi”. E’ seguito uno scambio di esperienze in dialogo col Vescovo: da un lato il racconto delle molte difficoltà e sofferenza nel mondo sanitario, dall’altro l’attenzione alle problematiche emerse e la consapevolezza che l’essere associazione ha ancora un significato nella testimonianza del Vangelo (si è parlato anche del possibile dialogo col mondo giovanile attraverso la testimonianza e la disponibilità a trattare dal punto di vista scientifico le problematiche della salute, della droga ecc.). Riferendosi ancora al Vangelo della festa di san Luca, padre Roberto ha sottolineato il fatto che i 72 erano inviati a due a due, mai soli, perché l’annuncio è un compito da svolgere insieme.
Franco Pala