Collocata al centro del paese, ai piedi di un’altura sovrastata dalla chiesa del Rosario, la parrocchiale di Laerru – dedicata a Santa Margherita d’Antiochia – si affaccia su una piazzetta chiusa a destra da un alto muro di contenimento, che prosegue lungo il lato dell’edificio. La facciata è divisa verticalmente in tre parti, di cui quella centrale più alta e affiancata la lesene tuscaniche reggenti una trabeazione, sormontata da un fastigio a edicola con timpano centinato e doppie volute sui lati, mentre le laterali, più basse, sono chiuse in alto da volute di raccordo terminanti all’altezza dell’imposta dei capitelli di quella centrale, che a sua volta presenta un portale affiancato da lesene reggenti un timpano triangolare sormontato in asse da una lunetta finestrata. Nel fregio sopra al portale è presente una epigrafe relazionata col rifacimento della facciata, del seguente tenore: E[REXIT] P[VBLICE] O[PVS] A[NNUS] 1701, mentre all’interno del timpano è un’altra che forse riporta i dati del costruttore, anche se oggi risulta di impossibile interpretazione: P.F.S.V.PP. Il perimetro esterno dell’edificio non presenta decorazioni, ma solo la data 1855 sul braccio sinistro del pseudo transetto e la torre campanaria a destra divisa in quattro livelli. L’interno è a navata unica divisa da archi ogivali impostati su paraste tuscaniche in quattro campate coperte a vela. Su ciascuna campata, a destra e sinistra, si aprono le cappelle laterali, mentre in fondo l’aula è chiusa da un presbiterio coperto a botte. Le cappelle a destra – dedicate rispettivamente a S. Isidoro, Madonna del Carmine, SS. Sacramento e S. Lucia – presentano caratteristiche strutturali differenziate l’una dall’altra, che denunciano le varie fasi costruttive dell’edificio. Particolarmente interessante è la terza cappella, coperta con una cupola emisferica impostata su pennacchi a tromba decorati con modanature alternate a fasce dentellate e arco d’accesso cassettonato a sesto acuto: una icnografia che ritroviamo nella cupola della cattedrale di Sassari e, in modo ancor più simile, nella seconda cappella a sinistra della chiesa dei Cappuccini, sempre a Sassari, tutte databili tra il primo e il quarto decennio del ‘500. Altrettanto interessante è l’ultima verso il presbiterio voltata a vela con costoloni e gemma pedula e arco d’accesso a sesto acuto realizzato a conci alternati rossi e bianchi. Le cappelle di sinistra – dedicate rispettivamente al battistero, S. Giuseppe, Madonna di Bonaria e Sacro Cuore – sono tutte voltate a botte e poco profonde, fatta eccezione per l’ultima verso l’altare, più ampia e lunga. Il presbiterio è ornato da un altare tridentino in marmi policromi, perfettamente aggiornato alla temperie dell’Art Nouveau, donato dalla regina Margherita di Savoia nel 1902, con al centro il simulacro della titolare decorata in estofado de oro, particolare tecnica di origine spagnola con cui, attraverso la foglia d’oro e lacche pregiate, si imitavano i tessuti di broccato ricamati a fili d’oro.
Sempre sull’altare maggiore è presente una preziosa croce astile bifaciale in argento cesellato e sbalzato, datata 1776 e realizzata a Genova, recante sul recto il Cristo crocifisso e sul verso Santa Margherita; mentre nella seconda cappella a destra è presente un dipinto raffigurante la Madonna del Carmine con le anime purganti, realizzato da Romualdo Boschini nel 1881. Nella parrocchiale di Laerru è chiaramente leggibile, nelle sue strutture e nei suoi arredi, la storia architettonica isolana degli ultimi cinque secoli: dall’ultima cappella a destra, databile all’inizio del XVI secolo, con quell’idea della bicromia sull’arco trionfale che riprende la medesima presente nella chiesa di San Francesco d’Iglesias (1523); alla già citata cappella cupolata, che testimonia un aggiornamento alle soluzioni di matrice rinascimentale italiana di metà Cinquecento; agli ampliamenti e rifacimenti di fine ‘600 e inizio ‘700, aggiornati al barocco classicista ampiamente diffuso nel Logudoro e nell’Anglona (facciata, aula, cappelle); fino agli interventi ottocenteschi (ultima cappella a sinistra, cappella del Carmine), novecenteschi (altare maggiore, battistero del 1927) e del 2011, quando furono realizzate in marmo la mensa, il seggio, l’ambone e la credenza dell’altare maggiore, consacrati dal vescovo Sebastiano Sanguinetti, come riportato da una lapide in controfacciata.
A cura di PhD Prof. Luigi Agus
Cattedra di Storia dell’Arte Moderna
Accademia di Belle Arti di Palermo