Gio. Nov 21st, 2024

Olbia, abiti vecchi e sporchi “donati” ai poveri. I volontari della Caritas: “Il povero non è un pretesto per svuotare i propri armadi”


Abiti sporchi e gettati a terra, vecchi indumenti “donati” ai poveri. Non è la prima volta che accade e per questo i volontari della Caritas parrocchiale della Sacra Famiglia di Olbia chiedono “rispetto”. Donare ai poveri – spiegano – è un gesto nobile che richiede attenzione, non solo per chi riceve ma anche per il valore del gesto in sé. “Il povero non è un pretesto per svuotare i propri armadi” – dicono. Non si tratta di un invito a non donare, ma a farlo con consapevolezza e rispetto. I poveri non sono un mezzo per liberarci di vestiti vecchi o oggetti inutili. Offrire qualcosa che non è più in buono stato, malandato o sporco, tradisce l’essenza stessa del dono: un atto di misericordia dovrebbe essere un gesto d’amore, non un’occasione per pulire i propri armadi.

L’invito è quindi quello di riflettere bene prima di donare: “Non offrire vestiti sporchi o stropicciati, ma consegnali puliti e dignitosi, degni di essere indossati da un’altra persona”. Non solo i vestiti, ma anche i giocattoli o gli accessori per la casa dovrebbero essere in buone condizioni. Un oggetto rotto o inservibile non è un dono, ma un rifiuto.

Inoltre, i volontari sottolineano un aspetto spesso trascurato: la dignità e il contesto della persona che riceve. “Il povero non è inferiore a te, non è un essere diverso. Donare abiti fuori moda o destinati a persone anziane, solo perché chi li riceve è indigente, significa non considerare il loro contesto sociale e le loro esigenze”. Un giovane, per esempio, ha bisogno di vestiti adatti alla sua età e al suo stile di vita, non degli abiti di un parente anziano.

Instaurare un rapporto con chi accoglie i doni è un altro consiglio prezioso. Lasciare un contatto ai volontari può sembrare un gesto di poco conto, ma è utile per mantenere una relazione basata sulla gratitudine e la fiducia reciproca. “Non si tratta solo di ringraziare – spiegano i volontari – ma di includere chi dona nelle nostre preghiere e, se necessario, offrire consigli su come fare un’opera di carità in modo appropriato”.

Infine, viene ricordato il gesto esemplare di San Martino di Tours, che donò metà del suo mantello a un indigente non perché non gli servisse più, ma perché il mantello era ancora utile e prezioso. È questa l’essenza della vera carità: donare qualcosa di valore, non solo ciò di cui ci si vuole disfare.

I volontari concludono con un messaggio chiaro: “Scusate se siamo stati diretti, ma era necessario farlo per rispetto dei poveri, di noi stessi e di chiunque desideri fare del bene”.

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