Sab. Nov 23rd, 2024

Addio Liberato, don Gianni: “Un uomo buono e giusto”

La comunità di Nostra Signora de La Salette ha dato l’ultimo saluto, questa mattina alle 10, a Liberato Meloni, morto improvvisamente per un infarto a 71 anni. Una chiesa gremita si è riunita per salutare un uomo “giusto e buono” come ha detto il parroco, don Gianni Sini che ha presieduto le esequie assieme a don a Gianfranco Cascioni e al diacono Giovanni Degortes. I due cori nei quali cantava, quello guidato dal maestro Lilliu e il Lorenzo Perosi guidato dalla maestra Maria Grazia Garau, si sono riuniti per animare la liturgia. Toccanti le parole di don Sini nel corso dell’omelia: 

“Appena è arrivata la notizia della tua morte, tutti siamo rimasti senza parole, increduli. E’ vero che la morte rimane sempre un mistero, ma quando giunge così all’improvviso, non dopo una lunga malattia  ci lascia costernati., ci coglie tutti impreparati. Ci chiedevamo: ”Fino a ieri eri con noi a festeggiare, non è possibile”! Poi abbiamo capito che si era trattato di un infarto fulminante, che non lascia scampo, neanche se ci trovassimo nelle cliniche più attrezzate e con un intervento decisamente più tempestivo. Per questo Gesù ci mette continuamente in guardia: ”Vegliate perché non sapete né il giorno né l’ora”. Avevi però fatto in tempo a dare l’ultimo saluto a tua mamma, andando da solo in treno. Lo ritenevi un dovere morale verso si lei che il giorno 8 Settembre, festa della Natività della Vergine Maria aveva raggiunto la bella età di 99 anni. Oggi siamo qui ad accompagnarti all’incontro con Dio, Padre di misericordia, con tua moglie Rita che con te ha condiviso 48 anni di matrimonio e con i tuoi figli Luca e Alessandro.  Con noi sono centinaia di persone che partecipano ai funerali. Molti non hanno trovato spazio in questa chiesa pur essendo abbastanza capiente e altre centinaia ci seguono da casa attraverso Teleregione Live, anche dal suo paese natale, Decimoputzu. ”Quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare o assetato e ti abbiamo dato da bere”? Si chiedono i giusti nel Vangelo ed è una domanda risuonata nel cuore di Liberato, a cui lui ha risposto con i fatti, con le sue mani e il suo cuore, dando da mangiare ai poveri nella mensa vincenziana e dando tanta attenzione alla loro vita in tutti gli aspetti personali. Il Vangelo, se ascoltato, apre la nostra umanità al dolore degli altri e ci rende più sensibili. Liberato ha attraversato la soglia di questa vita proprio nel giorno di venerdì che ricorda la passione del Signore, ma era anche il giorno in cui la Chiesa ricordava S. Vincenzo, il santo della carità e del miracolo, un miracolo che, già in vita, Liberato e gli altri volontari e i suoi amici hanno più volte sperimentato non solo nella mensa vincenziana, ma anche nell’Avo vedendo arrivare per i pasti i poveri e le persone in difficoltà. Liberato, era un uomo giusto, non perché si sentiva tale, anzi si schermiva quando qualcuno lo elogiava, ma perché ha vissuto da giusto. Era un po’ brontolone, lo sapevamo tutti, ma la sua vita aveva radici profonde nella fede, da questo è scaturito l’impegno nella carità, nella solidarietà verso tanti. La fede rende migliori, rende il mondo più umano, rende fratelli e sorelle anche nei tempi difficili. La preghiera, l’ascolto della parola di Dio, l’eucarestia che Liberato riceveva ogni sabato quando col coro animava la liturgia, ma tante volteanche nei giorni feriali. L’Eucarestia cambia la storia, le relazioni, la vita. Liberato si è lasciato guidare nella sua vita dal Signore, con una fede operosa. Lo sapeva benissimo che la fede senza le opere è morta ed è per questo che lo ha portato ad impegnarsi per i bisognosi soprattutto da quando è andato in pensione come ferroviere e aveva più tempo a disposizione da dedicare agli altri. Lui aveva iniziato ad Olbia nel 1979 quando era stato assunto nelle ferrovie. Con la sua esistenza Liberato, ci ricorda in maniera molto concreta che la fede si manifesta con l’amicizia. L’amore gratuito arricchisce la vita, crea legami che rimangono nel tempo. Lui aveva capito che se non ami il tuo prossimo, non ami neanche Dio: questa è l’essenza del cristianesimo. Lo esprime in modo molto chiaro S. Giovanni quando dice: ” Se diciamo di amare Dio che non abbiamo mai visto e non amiamo il fratello che ci sta accanto, siamo dei mentitori, la verità non è in noi”. Liberato ha vissuto questo e oggi crediamo senta la voce del Signore che gli dice: “Tutto quello che avete fatto ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli lo avete fatto a me“. Gesù si identifica con i poveri, una vera via alla salvezza da quell’io prepotente che separa e rende estranei e a volte nemici. I poveri sono la via sicura per incontrare Gesù. Liberato ha seminato bene nella sua vita con dinamismo e passione. L’ultima sua apparizione in occasione della festa di N.S. de La Salette, sempre con la solita disponibilità a dare una mano al cuoco, in uno spirito di servizio umile e disinteressato. Ci rimarrà impresso il suo sorriso e il suo buon umore.«Raccogliamo l’eredità di un uomo giusto e buono che ha saputo lasciare a noi una fede vissuta nell’amore per tutti in un mondo così diviso e pieno di egoismi. La sua operosità quotidiana e la sua generosità costituiscono un’incoraggiante testimonianza ed un sicuro insegnamento di vita». La parrocchia de La Salette era la sua seconda famiglia e la sua vera famiglia ne era felice e orgogliosa. Qui prestava la tua voce al Coro Liturgico che anima la celebrazione il sabato sera e nelle solennità importanti e al Coro Lorenzo Perosi, per questo oggi i cori sono riuniti e nessuno è voluto mancare. Noi sapevamo che questo gli riempiva il cuore, non era un dovere, ma un piacere cantare. Ha lavorato per le persone, non discriminando mai nessuno, creando quello spirito di unione e di comunità. «La cosa più bella nella vita è amare il prossimo. Questo dicevi a tutti e questo è l’insegnamento più grande che ci lasci». I santi angeli ed arcangeli, Michele, Gabriele e Raffaele, ti accompagnino davanti al Padre celeste per ricevere la ricompensa riservata ai servi fedeli del Vangelo. Amen”

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